martedì 5 giugno 2007

Deliriaurentis

«Per quanto hanno fatto, Napoli e Genoa meriterebbero entrambe di salire in A. Perché in B hanno inserito la Juve che andava sì punita, ma con una multa di 100 milioni di euro e non con la retrocessione. Se si mette la Juve in B, allora, bisogna portare a quattro le promozioni. Inoltre, Napoli e Genoa hanno un vantaggio enorme sulle inseguitrici: sarebbe ridicolo disputare i play off, una regola architettata da gente che bada solo a difendere le proprie poltrone, che fa danni cercando di non scontentare, ma gioca sulla pelle di chi investe». Sembra finito lo sfogo di Aurelio De Laurentiis che, come i sessantamila del San Paolo, non ha gioito al novantesimo, ma ha visto rinviato il tutto a domenica prossima. Il Napoli a Marassi avrà due risultati su tre a disposizione, ma resta l’incubo dei play off. Sembra finito lo sfogo accorato del patron, ma non lo è. De Laurentiis aggiunge: «Squadre come il Rimini, il Mantova, il Piacenza, cosa andrebbero a fare in A? Una passeggiata di un anno! Sarà uno sforzo gigantesco per Napoli e Genoa giocare la A, figurarsi per altri club che hanno bacini di utenza inferiori. La B e la C dovrebbero essere solo un serbatoio di giovani per la A, una A che dovrebbe essere giocata per bacini di utenza, anche se io penso sempre ad un campionato europeo con 80 squadre e con play off. Altrimenti, o vinci la Champion’s ogni anno per far quadrare i bilanci o quando fai un megaacquisto, vai in rosso. Possibile che solo in Inghilterra abbiano capito certe cose? In Italia i maggiori club hanno venduto i loro diritti per l’estero sino al 2010 ad una cifra irrisoria, per un tozzo di pane».

Per fortuna risponde Roberto Beccantini dalle colonne de La Stampa:

De Laurentiis viene dal cinema e, per questo, «americaneggia» a tutto spiano. Sogna una simil-Nba aperta alle città più popolate e alle società di più forte tradizione. Dipendesse da lui, miracoli come il Chievo, espressione di un quartiere di Verona, andrebbero addirittura cancellati. Pulizia di censo. È il delirante catechismo che, affidato ai professionisti della politica e a manager senza scrupoli, ha generato drastici squilibri e prodotto Calciopoli.


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